La pigrizia, tra gli uomini, spesso la fa da padrona. Ed è la stessa che limita molti ad andare in palestra e a curarsi.
Invece di pensare a se stessi, pertanto, non sarebbe meglio pensare al bene delle persone che ci stanno attorno?
Figli, coniugi, amici o familiari che magari vorrebbero vederci più in forma e in salute. andare palestra motivazioni
Questo, in teoria, serve da sprono e motivazione. È quanto provato, infatti, dai ricercatori dell’Università della Pennsylvania, attraverso uno studio sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
I particolari
Alcool, sigarette, cibi troppo calorici e sedentarietà sono ormai delle vere e proprie piaghe.
Lo sanno tutti, ma tutti fanno fatica a liberarsene.
A meno che qualcuno non ci fa notare di star sbagliando. In questo caso entra in gioco la psicologia.
Quando, infatti, ci si dice che siamo nel torto, ci sentiamo a disagio, si attivano i sistemi di difesa del nostro subconscio e ci troviamo a respingere al mittente critiche e buoni consigli.
Per i ricercatori americani, tutto ciò è, però, superabile. Come?
Spingendo le persone a pensare a qualcosa di più grande rispetto alla propria persona, che siano i propri cari, la spiritualità o altre fonti di trascendenza.
L’esperimento andare palestra motivazioni
Gli studiosi, a tal proposito, hanno selezionato duecentoventi persone sedentarie, obese o in sovrappeso, divise in tre gruppi: un primo a cui è stato chiesto di riflettere sulla cosa che conta di più nella vita; un secondo a cui è stato domandato di augurare qualcosa di buono a persone care e perfetti sconosciuti.
E un terzo, di controllo, che è stato, invece, invitato a riflettere sui valori meno rilevanti nella propria esistenza.
Successivamente, ai volontari sono stati mostrati alcuni spot che incitavano a vivere una vita più attiva e ricordavano i pericoli della sedentarietà.
I ricercatori, nel frattempo, osservavano le loro reazioni con una macchina per la risonanza magnetica funzionale, con cui è possibile capire cosa avviene all’interno del cervello.
Il mese dopo, i partecipanti sono stati bombardati giornalmente di messaggi che replicavano quelli ricevuti durante l’esperimento.
E il loro livello di attività fisica è stato tenuto sotto controllo con dei braccialetti fitness.
I risultati
Guardando i dati raccolti, gli esperti hanno avuto la conferma della propria ipotesi: i volontari dei due gruppi invitati a concentrarsi meno su se stessi hanno mostrato livelli di attività molto superiori rispetto al gruppo di controllo.
E la risonanza magnetica ha evidenziato come durante gli esercizi, nel cervello risultavano particolarmente attive le aree coinvolte nei processi di ricompensa e nelle valutazioni positive.
Preoccuparsi per gli altri può essere estremamente gratificante, dunque, anche perché, per le persone che amiamo, siamo disposti a fare cose che non faremmo mai per noi stessi.
Per ottimizzare questo processo, pertanto, gli autori dello studio stanno realizzando un’app per smartphone che possa offrire agli utenti gli stessi messaggi ed esercizi di riflessione utilizzati nella ricerca.
I risultati saranno gli stessi? O la superficialità avrà comunque il sopravvento?
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