Bitcoin: le truffe più frequenti sul web

Il Bitcoin è momentaneamente lontano dai massimi storici sopra quota 19mila contro il dollaro americano. Bitcoin truffe

Nonostante questo, però, le truffe relative alla criptovaluta in questione abbondano sul web.

Metodi e tecniche per raggirare i trader spopolano. Men’s Enjoy vi spiega quali sono e perché.

Malware ed exchange Bitcoin truffe

Si è diffusa l’abitudine di promuovere sul web un falso exchange, una finta piattaforma di scambio per le monete virtuali decentralizzate.

Bitcoin truffe

Si tratta di siti scam dove, registrandosi (se volete qualche consiglio, visitate Tradingonline) i soldi versati per fare trading spariscono.

Non viene, pertanto, proposto alcun reale servizio online diretto sulle criptomonete nonostante ci siano informazioni promozionali e video dimostrativi che non fanno altro che ingannare gli utenti.

Un’altra tecnica per rubare le criptovalute è il cosiddetto malware, un software, o meglio, un virus che, se installato sul computer o sul dispositivo mobile, può avviare il drenaggio di criptovaluta dal proprio wallet mentre si è connessi ad Internet.

Solitamente, ad insaputa dell’utente, il malware viene scaricato e attivato cliccando sui link che arrivano tramite messaggi di posta elettronica falsi, oppure con gli sms. Insomma, la classica truffa informatica chiamata phishing.

I truffatori

Al giorno d’oggi il mercato di monete virtuali sfiora i 500 miliardi di dollari. Bitcoin truffe

Il controvalore degli scambi sulle criptovalute, inoltre, è di alcune decine di miliardi di dollari.

Ecco perché questi grandi movimenti di denaro allettano truffatori e criminali informatici che attraverso la criptovaluta sperano di guadagnare denaro più facilmente.

Bitcoin truffe

Negli ultimi tempi, i casi del genere sono più che frequenti. A gennaio l’exchange Coincheck, una famosa piattaforma di scambio giapponese, ha denunciato la sparizione di criptovaluta per un controvalore pari a circa 500 milioni di dollari americani.

Siamo di fronte al più grande furto cibernetico nella storia delle criptomonete. Un evento che sottolinea i rischi della conservazione della criptovaluta acquistata presso intermediari i cui conti oggettivamente non appaiono sicuri.

Quindi tra l’anonimato (che in questo settore la fa da padrone), e una regolamentazione perlopiù assente per ciò che concerne gli scambi e gli intermediari come gli exchange, il mercato delle monete virtuali è diventato un vero e proprio far west, terreno prediletto per affari loschi.

Stando, infatti, ad una recente ricerca dell’Università di Sydney, il 44% delle transazioni in Bitcoin sarebbero riconducibili ad attività illecite come hacking, spaccio di droga, o addirittura pedopornografia e omicidi.

Per non parlare delle finalità legate all’evasione fiscale, al riciclaggio di denaro ed al finanziamento del terrorismo.

Si può dire, quindi, che se da una parte le criptomonete sono nate per offrire sistemi e soluzioni di pagamento decentralizzate e senza intermediari come le banche e le società finanziarie, dall’altra vengono spesso utilizzate per creare mercati illegali difficili da identificare e da contrastare.

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